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Aspettando il Green new deal, il Paese e tutti i nostri rappresentanti istituzionali continuano a dimenticarsi di avere qualche legge recente da attuare sui temi ambientali. La 221 del 2015 sulla green economy, la legge sui domini collettivi, il Testo unico forestale, la legge sui piccoli Comuni 158 del 221. Sono moderne e piene di opportunità. Penso allaStrategia delle green communities e al Pagamento dei servizi ecosistemici. Fronti evoluti e che ci metterebbero nel futuro, tra i primi in Europa. Se poi li uniamo a questi una complessiva revisione del sistema di concessioni, a partire da autostrade, cave, acque minerali, avremmo anche le risorse per una serie di interventi strutturali su mobilità e innovazione applicata all’ambiente, ad esempio. Invece, quelle leggi ce le siamo dimenticate. Buone e condivise ma inattuate. E così, c’è chi preferisce ripartire da capo, forse anche per intestarsi questo o quel nuovo provvedimento. Uncemfarà una battaglia istituzionale per vedere applicate le norme in materia di ambiente e sostenibilità che già il Parlamento ha varato. E anche per togliere di mezzo idee un po’ strampalate per le quali, ad esempio, piantare 60milioni di alberi ovunque di qualsivoglia essenza sia una soluzione per ridurre inquinamento ed essere più verdi. È bene ricordare che 11 milioni di ettari di bosco in italia sono già tanti, troppi, non gestiti e capaci, negli ultimi cinquant’anni, di distruggere migliaia di ettari di prato-pascolo. Ecco cosa serve, tra il resto. Recuperare prato-pascolo, che in due, tre anni, assorbe molta più Co2 di qualche migliaia di albero, da piantare nelle aree urbane. Sulle aree interne e montane, facciamo quello che è già stato scritto, ricostruendo un rapporto tra montagna che produce risorse e città che consuma. Il Paese ne ha bisogno”.

Lo ha detto il Presidente Uncem Marco Bussone, intervenendo oggi al convegno promosso da Legambiente e Forum Disuguaglianze Diversità sul Green News Deal alla Camera dei Deputati.