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Di Vasco, tutti sanno tutti. Come tutti sanno che è nato a Zocca, Appennino tosco-emiliano, 7 febbraio 1952. “Io arrivo da Zocca – racconta – quando vivi in un paese, quando cresci in un paese, hai un rapporto quasi forzato con la gente. Perché poi non è che, se uno ti sta antipatico, allora puoi cambiare compagnia. No, lo devi vedere tutti i giorni. Ti devi abituare a certe facce, perché tanto sono lì, dove vivi tu. E dopo un po’ sviluppi delle capacità di convivenza e di provocazione. C’è il gusto della provocazione continua, perché incontri sempre quello che ti sta antipatico e dici sempre quello che pensi davanti a tutti”. Lo racconta in “Fegato, fegato spappolato”: “È un quadretto di paese – conferma Vasco – Quello che descrive è proprio il sapore paesano, che magari chi sta in città non può capire, ma chi sta in provincia conosce bene, perché lo ha vissuto. Sa di cosa parlo quando descrivo certe situazioni, perché le ha sperimentate sulla sua pelle, e se non le ha vissute in provincia, magari le ha vissute nel suo quartiere o anche solo coi vicini di casa, nel suo condominio…”.

Vasco che “rotola giù” a Modena e a Bologna da Zocca. E stasera chiude il tour dei record allo Stadio Olimpico di Torino. “Mi si escludeva” dice tutto, di quei montanari come lui scesi giù… “E mi ricordo che mi si escludeva prima a scuola sì, io non ero mica nato lì. E mi ricordo che mi si escludeva. Dicevano che qui c’era poco posto anche così. E mi ricordo che mi si escludeva come se da qui io potessi andarmene dove. E mi ricordo che mi si escludeva e sono ancora qui e voi vi siete abituati sì. Ormai son qui, e nessuno più può togliermi. Da quando sono qui, assomiglio già un po’ a te…”

“Vasco Metromontano, della città e della montagna? È più allergico di tutti alle etichette. Ma lui si definisce da sempre un ‘montanaro’. E lo amiamo, come Uncem, anche per questo. Dunque di questa storia che da Zocca ci ha portato l’unico grande rocker italiano, prendiamo la sua capacità di dare un riscatto anche a quei luoghi, a quel paese, che lui non ha mai nascosto quale culla della sua formazione con Massimo Riva e tutti gli altri. Ma quanto lui dice di Zocca è bellissimo. Vale per tutti, per tutti i montanari. Insieme gli diciamo, grazie Vasco!” – affermano Roberto Colombero e Marco Bussone, Presidenti regionale e nazionale Uncem, e Alberto Mazzoleni, membro della Giunta nazionale.

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Montanaro orgoglioso e fiero! 

“Non rinnegherò mai le mie radici profonde a Zocca, dove vive mia madre, dove sono cresciuto felice in mezzo ai boschi e tanti amici.
I primi sogni, le prime canzoni, la radio…
Punto Radio è nata lì dalla mia combriccola di amici d’infanzia. Quando cresci in un paese, dove tutti ti conoscono, impari subito a non montarti la testa e a mantenere i piedi ben saldi per terra.

E scopri che ti serve averlo imparato , soprattutto quando scendi dal palco: è fondamentale tornare alla normalità della vita!!”  [Vasco Rossi a TV Sorrisi e Canzoni]

“Sono un montanaro, nato a Zocca dove il cielo è davvero blu, l’aria è pulita e il panorama è mozzafiato, idilliaco tra gli Appennini dell’Emilia e della Toscana. Boschi di castagni e ciliegi in fiore, e immense distese di campi fioriti che ti abbracciano e finiscono nel cielo blu. Come piace a me, che da bambino non stavo mai in casa, vivevamo all’aria aperta, sempre in giro per i boschi con gli amici, la mia è stata una infanzia felice e spensierata”.  [Vasco Rossi]

Mi si escludeva, per citare Vasco…

“Certo. Ho scritto quella canzone perché l’esclusione l’ho provata sulla mia pelle. Io ho sofferto moltissimo questa sensazione, forse anche perché quando sono andato a Modena in collegio a 13 anni ero considerato ‘il montanaro’, quello di serie B, che ‘veniva giù con la piena'”.  [Vasco Rossi, in un’intervista su Repubblica]