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C’è Portofino, ma non Carrega Ligure, il Comune alessandrino con minor densità di popolazione in Italia. Ci sono noti Comuni turistici delle Alpi, ma non ci sono piccoli centri delle valli torinesi e biellesi. Non sono poche le incongruenze che Uncem ha rintracciato nell’elenco di Comuni, redatto dai Ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti e dell’Economia – ancora con i Ministri Toninelli e Tria – pubblicato ieri sul sito del Mit, che individua gli Enti italiani candidabili sul “Programma di interventi infrastrutturali per piccoli Comuni fino a 3.500 abitanti”. Sette milioni e mezzo di euro complessivi destinati a progetti per manutenzione straordinaria di strade, illuminazione pubblica, strutture pubbliche comunali nonché per l’abbattimento delle barriere architettoniche in edifici pubblici. Si tratta dei residui dei programmi “6000 campanili” e “Nuovi progetti di intervento”. Già su questi due fronti, Uncem aveva sollevato non poche polemiche e forti dubbi sulle modalità di coinvolgimento dei Comuni, con il “click più veloce” ovvero quelli con indice di indebitamento maggiore. Nessun criterio considerava, allora, importanza e qualità del progetto.

Oggi si cambia, ma le cose non vanno meglio. Per usare i residui dei due programmi nazionali, Mit e Mef hanno scelto di fare una nuova classificazione dei Comuni. “Non ne sentivamo il bisogno – evidenzia Marco Bussone, Presidente Uncem – Bastava applicare i criteri della legge 158 del 2017 sui piccoli Comuni, che peraltro ha 160 milioni di euro di dotazione che devono essere spesi. Per questo nuovo bando pubblicato ieri, tra i Comuni con meno di 3.500 abitanti Mit e Mef hanno fatto una classificazione in base all’Indice di Vulnerabilità Sociale e Materiale e poi viene data priorità ai Comuni con maggiore ‘Grado di Urbanizzazione’. Un controsenso. Veramente assurdo in particolare quest’ultimo parametro. Così, entrano tra chi può presentare domanda di contributo dei Comuni piccoli ma turistici, ben noti, con altissimi incassi di Imu sulle seconde case ad esempio, che avrebbero bisogno di altre forme di supporto dallo Stato, e invece rimangono fuori piccoli Comuni a bassa densità di popolazione, con estensioni territoriali notevoli, con gradi di fragilità marcata, che avrebbero veramente necessità di beneficiare di contributi per la manutenzione del territorio. Questi criteri dei Ministeri non sono conformi alla realtà, vi è una distorsione nella percezione del Paese e dei suoi piccoli Comuni“.

Uncem invita il Mit e il Mef a rivedere la classificazione e a ripartire dai primi articoli della legge 158, dove si definisce quali sono i piccoli Comuni italiani. O comunque a includerli tutti, tutti quelli con meno di 5mila abitanti. Vinceranno i progetti migliori, se qualche funzionario e dirigente avrà la bontà di leggerli e classificarli, assumendosi la responsabilità. “Ecco il punto vero. Nessuno vuole prendersi la responsabilità di valutare dei progetti. Così si lascia tutto al click più veloce, al grado di indebitamento che premia quanto è più alto, all’algoritmo come in questo caso. Non è possibile ogni volta rifare criteri ed elenchi – conferma Bussone – I nostri Sindaci si sentono presi in giro. Peraltro abbiamo sempre inteso come piccoli Comuni gli Enti con meno di 5mila abitanti. Questo programma cambia pure il concetto. Uncem chiede ai Parlamentari e al Governo di intervenire per rimediare gli errori, modificare l’approccio ed evitare ennesime incomprensioni tra centro ed Enti locali“.