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È assolutamente appropriato inserire Giulio Pastore tra i padri delle politiche per la montagna dell’Italia. Insieme a tanti altri meriti e impegni di Pastore. Il 14 ottobre ricorrono i 50 anni dalla morte del sindacalista, politico, Deputato e Ministro democristiano italiano, fondatore e primo segretario nazionale della Cisl, che ha guidato dal 1950 al 1958. Giulio Pastore è stato fondatore nel 1946 e primo Presidente del “Consiglio della Valle” in Valsesia, poi Sindaco della città di Varallo dal 1951 al 1956. Fu deputato dell’Assemblea costituente e poi deputato dalla prima alla quinta Legislatura; ricoprì per nove volte l’incarico di Ministro con deleghe al Mezzogiorno.
Ieri sera nella Sala della Biblioteca della Camera, riempita per l’occasione, è stato presentato il nuovo libro di Francesco Marcorelli sulla figura di Giulio Pastore. Presente l’on. Enrico Borghi, già Presidente Uncem. L’Associazione dei Comuni e degli Enti montani è particolarmente legata a Pastore, impegnato sui territori, dalla Valsesia impegnato nella vita sociale e politica del Paese. Una figura che oggi è un modello, un “uomo a servizio dell’uomo”. “Pastore – riflette Enrico Borghi – non è una statua da museo delle cere da rimirare ma un esempio da interpretare. Anzitutto, era un uomo della schiena dritta. Contro il fascismo, quando pagò di persona come direttore di due periodici chiusi con la violenza e poi con il carcere a Regina Coeli. Ma anche, in coerenza con le proprie idee, quando – sempre in atteggiamento antifascista – diede le dimissioni da ministro del Governo Tambroni quando i voti del Msi divennero decisivi per reggere le sorti del Governo”.
E poi, Pastore fu uomo di coesione. “Coesione istituzionale, promuovendo la nascita della Comunità di Valle in Valsesia e coniando un modello istituzionale che farà scuola in tutta la montagna italiana – aggiunge l’ex Presidente Uncem – Coesione territoriale, da Ministro del mezzogiorno e delle aree depresse che poneva il tema di queste zone in una accezione nazionale e non dentro uno sterile rivendicazionismo. Coesione sociale, come fondatore di un sindacato che rifiutava l’aggettivazione ma poneva il lavoratore al centro. Nell’era della società del rancore, il suo esempio di interpretazione della società, elaborazione delle esigenze e costruzione delle risposte politiche è ancora vivo e carico di significati per tutti noi”.