A FRONTONE, COMUNI CON UNCEM IN PIAZZA CONTRO LA CHIUSURA DELLE BANCHE. POLITICA AGISCA PER FERMARE LA CHIUSURA
In piazza è sceso tutto il paese, convocato dal Sindaco di Frontone Daniele Tagnani. Numerosi i Sindaci dell’Unione montana Catria e Nerone, tanti i rappresentanti dei grandi Comuni della costa. Le Marche si mobilitano contro la chiusura delle banche che tocca numerosi Comuni della zona appenninica. Il paese rivendica giustamente servizi e chiede alla banca Intesa San Paolo di fermare la chiusura delle filiali. Dai Sindaci l’allarme viene lanciato alla Politica, Consiglio regionale, Giunta, Parlamentari, Governo: tutti insieme i livelli istituzionali intervengano compatti. La manifestazione davanti al Municipio nel Comune della Provincia di Pesaro-Urbino fa parte di una mobilitazione nazionale lanciata e sostenuta da Uncem, presente a Frontone con il Vicepresidente Uncem Marche Giancarlo Sagramola e il Presidente nazionale Marco Bussone. Dal Presidente dell’Unione Alessandro Piccini e dal primo cittadino di Frontone, la necessità di andare fino in fondo: “Vogliamo bloccare le chiusure. Vogliamo difendere i servizi. Non accettiamo le prese in giro”.
In piazza anche gli studenti delle scuole del paese. A loro si è rivolto il Presidente Uncem Marco Bussone: “Voi avete studiato le geografie e sapete dunque come è fatto il Paese. Di paesi. Che vogliono vivere grazie a servizi e sviluppo economico. Non così i vertici delle banche – ha detto il Presidente – che hanno dimenticato la geografia. E il Paese non sanno come sia fatto. Ci prendono in giro, vogliono il nostro risparmio ma poi se ne vanno, sbattendo la porta in faccia a Sindaci e comunità. La politica può agire per fermare questa azione e con il Presidente Uncem Marche Giuseppe Amici, con il Vicepresidente Sagramola, ringrazio i tanti Parlamentari e Consiglieri regionali che si sono già mossi. Uncem continuerà con Sindaci e cittadini una intensa e vivace mobilitazione. Alle banche diciamo: fermate le chiusure! Fate con noi un patto per ripensare cosa saranno i territori, quale sarà tra vent’anni l’economia dell’Appennino, come si vivrà. Andar via è dannoso e fa male. Anche alle stesse banche. Ci ripensino”.