CARTA DI CHIVASSO: AUTONOMIA VUOL DIRE DIFFERENZIARE. PER UNIRE IL PAESE PARTENDO DA ALPI E APPENNINI
La Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine, sottoscritta a Chivasso nel 1943, impegna ancora oggi chi ha responsabilità politiche e amministrative nell’individuare scelte e misure specifiche per montagne italiane, per le comunità che vivono e operano nei territori montani. Rilanciamo come Uncem i valori di autonomia contenuti nella Carta. Valori che vanno declinati in modo nuovo ed efficace, alla luce delle profonde trasformazioni vissute in sessant’anni dall’Europa, dove l’unità non si è ancora compiuta. Le Alpi, regione unica al centro dell’Europa, diventano sempre più cerniera, luogo forte di comunicazione dove è necessario ammodernare il sistema di transiti e di trasporto, verso sud e verso nord.
Oggi i Comuni e le loro aggregazioni, le Unioni montane di Comuni, sono Enti locali chiamati a generare sviluppo e servizi, ma questo è possibile (lo scrivevano già Emile Chanoux, Federico Chabod, Ernest Page, Osvald Coisson) solo facendo crescere gli Amministratori grazie a una formazione continua, dando ai Comuni autonomia impositiva, riconoscendo i sovracosti dei servizi nelle terre alte, a partire dai trasporti, riducento con le migliori tecnologie il divario digitale, spingendo Regioni e Stato a dotarsi di precise norme che incentivino la vita in montagna, con sgravi fiscali e burocratici, riconoscendo il ruolo delle Alpi nella produzione delle risorse naturali e dunque pagando i servizi ecosistemici-ambientali, non in una logica di ricompensa bensì di co-produzione delle risorse. Cultura e lingue – richiamate dalla Carta di Chivasso – sono il fulcro della crescita delle aree montane.

