CARTA DI FONTE AVELLANA: AL MONASTERO SI COSTRUISCONO NUOVI LEGAMI TRA MONTAGNE E AREE URBANE. UNCEM: ATTUALISSIMO IL DOCUMENTO PER TERRITORI E COMUNITA’
“La Carta di Fonte Avellana, approvata nel 1996 nel Monastero del Comune marchigiano di Serra Sant’Abbondio, è attualissima oggi. Va letta insieme con il Codice di Camaldoli, la Carta di Chivasso, il Manifesto di Ventotene. Perché anche la Carta permette una visione nuova dei territori montani, delle comunità, del ruolo sociale delle imprese, in particolare cooperative. Va letta nell’ambito di una nuova azione per l’Appennino, che anche il percorso Appennino Parco d’Europa, da rilanciare, ha aperto. La Carta di Fonte Avellana è fondamentale anche per legare in modo più forte le zone montane con le Città. Come Pesaro, Capitale della Cultura 2024″.
Lo ha detto il Presidente Uncem Marco Bussone, intervenendo a una iniziativa al Monastero, promossa dal Comune di Serra Sant’Abbondio con i Monaci Camaldolesi, alla presenza del Sindaco Ludovico Caverni, del Presidente dell’Unione montana Catria e Nerone Alberto Alessandri, del Segretario di Uncem Marche Giancarlo Sagramola.
“Nel 1996 ci fu uno sguardo autentico sul futuro dei territori, anticipando temi oggi attualissimi, richiamati anche di recente in più occasioni dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – proseguono Bussone e Sagramola – In oltre 25 anni, abbiamo capito che quella Carta di Fonte Avellana già credeva nel NOI dei Comuni, superava i campanilismi e puntava su nuove interazioni tra Enti locali e imprese. Come le Cooperative. ‘Marche Verdi’ ne è un frutto di grande rilevanza. La Carta ha aperto la via dei servizi ecosistemici-ambientali, poi entrati nella legge 221 del 2015. Le Marche hanno stretto un patto virtuoso ed esemplare con Autostrade per l’Italia, che va rilanciato ovunque. Nel quadro delle Green Communities e delle Comunità energetiche si devono aprire nuovi scenari per dare valore all’acqua, unita alla forza di gravità. La montagna nella Carta di Fonte Avellana non chiede assistenza, ma si pone come motore del Paese. Non è luogo dell’abbandono. L’Appennino è vivo e affronta con efficacia le crisi energetica, ambientale, idrica, demografica. Il seminario al Monastero apre nuove vie e testimonia che la Carta, con Regioni, Stato centrale, Parlamento, Governo, i Comuni insieme nelle Unioni montane, è a prova di futuro”.