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La mobilitazione dei Sindaci della Sicilia per la difesa delle fonti idriche dei territori è emblematica, secondo Uncem, di una serie di necessità da riconoscere politicamente in tutto il Paese e in chiave europea. Ovvero il tema che Uncem solleva sin dal “diga day” del 2010, per la tutela delle fonti idriche. Che sono originate e stoccate nelle aree montane. La forza di gravità è della montagna. L’acqua arriva a tutti perché c’è la montagna, che la stocca e assicura a tutti, avendone anche profonde conseguenze. In Sicilia come in Veneto e ovunque. Gli Enti montani non possono essere esclusi da un pieno coinvolgimento della programmazione nell’uso delle risorse idriche, siano queste impiegati per scopi “idropotabili”, agricoli, industriali o idroelettrici. “La battaglia dell’acqua”, bene pubblico, è stata più volte analizzata da Uncem, anche guardando al Premio Nobel per l’Economia 2009 Elinor Ostrom e alla gestione dei beni collettivi. Gestioni che non possono escludere le comunità locali. Se queste segnalano l’esistenza di un potenziale o reale conflitto nell’utilizzo, con azioni unilaterali siano queste pubbliche o private, è la Politica, sono le Istituzioni a dover intervenire per evitare ogni conflitto. Devono farlo, anche in Sicilia, agevolando percorsi di dialogo, oltre che investimenti, sulle reti e sugli accumuli. I Sindaci rappresentano oggi in Sicilia una fragilità e una distorsione del sistema di gestione del bene idrico, che non può vedere le Amministrazioni e le comunità locali messe ai margini