INTERVISTA A MARCO BUSSONE: MONTAGNA LUOGO DOVE VIVERE
Pubblichiamo di seguito la prima parte dell’intervista di Pier Paolo Luciano al Presidente Uncem Marco Bussone, pubblicata su Linkedin dopo il Congresso nazionale di L’Aquila.
L’intera intervista si può leggere qui:
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«Fiducia e speranza sono due parole chiave per la montagna del futuro. Fiducia, scelta da Treccani come parola dell’anno per la sua rilevanza etica e sociale in un periodo di incertezza, speranza perché come ci ricorda il motto del Giubileo non delude». Marco Bussone, 40 anni, giornalista torinese, rieletto all’Aquila presidente dell’Uncem, l’associazione che riunisce i comuni e gli enti montani, parte da queste due parole, ma ne aggiunge subito un’altra: ascolto. «In questi primi sette anni alla guida del sindacato della montagna ho capito quanto sia importante ascoltare. Anche per questo abbiamo organizzato quasi cento tappe in giro tra Alpi e Appennini per presentare il Rapporto sulla montagna che abbiamo pubblicato per Rubbettino in primavera e che ha dato forma a una stagione del risveglio, contrassegnata dall’arrivo di 135 mila nuovi abitanti negli ultimi sei anni».
Presidente, l’ultimo esempio di questo risveglio è Monterosso, 450 abitanti a metà della valle Grana, nel Cuneese, cui il Corriere della Sera ha dedicato la prima pagina per raccontare dei cinque bambini nati a novembre nel paese. Cosa ci insegna questo caso?
«Innanzitutto è un vero segnale di fiducia e speranza per la montagna. Non isolato, peraltro. Sono tanti i territori montani dove le culle tornano a riempirsi dopo anni di inverno demografico. Aggiungo che non è un risultato che nasce per caso. Anche se non si può interpretare sempre tutto, senza dubbio su Monterosso ha pesato la scelta di farne dieci anni fa la sede della scuola di valle, che è la risposta migliore a una popolazione scolastica ridotta e dispersa. Una soluzione organizzativa che assicura un’offerta formativa più ricca e completa, che le famiglie apprezzano. Bisogna insistere nel garantire servizi per la fascia da zero a 13 anni e questo può avvenire solo a livello di valle. Unendo gli sforzi, si risolvono problemi che i singoli comuni non possono affrontare. Ed è un concetto che si sta sempre più diffondendo dalle valli del Cuneese alle Madonie, dando vita a modelli anche diversi tra loro, ma che mettono sempre al centro la comunità».

