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Il dibattito aperto nei giorni scorsi relativo ai “flussi” nei paesi delle Cinque Terre apre uno squarcio su un tema molto importante non solo per quel territorio così prezioso per il Paese, bensì per moltissime altre realtà turistiche italiane. Lo scrive Uncem in una lettera ai Sindaci dei paesi liguri e ai Ministri Santanché e Sangiuliano. Il dibattito sulle Cinque Terre accende i riflettori su un tema amministrativo, relativo alla necessità di introdurre concetti nuovi come quello della “popolazione equivalente”, già presente in Francia, per la gestione dei servizi pubblici in Comuni piccoli che hanno importanti flussi turistici. Con i numeri dei soli residenti, non è possibile gestire ciclo dell’acqua, dei rifiuti, sicurezza e controllo, altri servizi pubblici fino a oggi, nel nostro Paese, misurati per organizzazione e stanziamenti statali o regionali, solo sugli “abitanti”. Così, i numeri di dipendenti e organizzazione stessa di Enti locali in territori a forte vocazione turistica, non garantiscono efficacia ed efficienza. Dovrebbero essere rivisti alla luce appunto della fruizione turistica, più o meno con picchi durante l’anno. Di certo, anche in moltissime località montane vi sono necessità analoghe a quelle delle Cinque Terre, non verso una “limitazione” piuttosto verso una regolazione, che passa anche da trasporti efficienti, da una offerta turistica differenziata, verso pezzi di territorio vicini, non sempre considerati da tour operator e turisti stessi. Penso al territorio ligure dell’entroterra, delle aree interne, sulle quali “spostare” e incentivare arrivi e presenze, può funzionare per togliere congestionamenti e difficoltà di gestione lungo la costa. Su questo già si sta lavorando e vedo molte similitudini con l’ampliamento dell’offerta nelle tradizionali località turistiche alpine e appenniniche, per evitare overtourism e criticità organizzative.

“I Sindaci dei Comuni delle Cinque Terre e di altre località hanno bisogno di personale e risorse – scrive il Presidente Uncem Marco Bussone – Il lavoro da aprire su un tavolo nazionale riguarda anche lo stato delle comunità dei ‘borghi’. Non borghizziamo i paesi del Paese. Non rendiamo i paesi che fanno il Paese meri luoghi turistici, per destinarci flussi turistici. Il PNRR ha finanziato 230 Comuni italiani con progetti che devono essere in favore di chi ci abita e non solo guardare alla dimensione turistica. Le comunità si esprimono nei piccoli Comuni e i percorsi di partecipazione verso Green Communities, Comunità energetiche, Cooperative di comunità riteniamo debbano essere incentivati a livello nazionale e regionale favorendo residenti e nuovi abitanti”. È così nelle aree dei crateri sismici dell’Appennino (grazie al “PNC Sisma”) e in tante altre località alpine. “Non vi è turismo senza felicità degli abitanti, ricorda Carlin Petrini, e di questo siamo certi guardando a tante esperienze positive che coniugano esigenze diverse, da costruire ogni giorno – aggiunge Bussone – La comunità è accoglienza ed è dinamica perché ha nuove opportunità di crescita, ha flussi e ha consapevolezza della sua storia. I paesi sono luoghi e non spazi, di certo evitando parchi turistici e una fruizione che tralascia economia dei luoghi e le stesse comunità”.