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Il 22 febbraio 2022 sono finalmente state inserite on line modalità per la presentazione delle richieste di contributi, per l’annualità 2022, per investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale. On line, a questo link in basso, vi sono FAQ, Procedura e Manuale per la richiesta:

https://dait.interno.gov.it/finanza-locale/notizie/comunicato-del-22-febbraio-2022

Ricordiamo che ai sensi del comma 535 dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2021, n.234, possono richiedere i predetti contributi:

 

– i comuni con popolazione inferiore a 15.000 abitanti che, in forma associata, presentino una popolazione superiore a 15.000 abitanti, nel limite massimo di 5.000.000 di euro. La domanda dovrà essere presentata dal comune capofila;

 

– i comuni che non risultano beneficiari delle risorse attribuite con il Decreto Interministeriale del 30 dicembre 2021, nel limite massimo della differenza tra gli importi previsti dall’articolo 2, comma 2, del DPCM del 21 gennaio 2021 e le risorse attribuite dal predetto Decreto Interministeriale.

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Criticità sul bando e sulla procedura secondo Uncem
 

Uncem rileva – e sottopone al Ministero dell’Interno – una serie di criticità legate tanto alla presentazione delle istanze di finanziamento che alla gestione degli interventi nella loro fase attuativa (una volta dichiarate meritevoli del contributo).


Fase di presentazione delle istanze

Interventi coordinati

L’art. 1 comma 536 della legge 234/2021 dice:”gli enti comunicano le richieste di contributo per opere pubbliche o insiemi coordinati di interventi pubblici…”.

Chiaramente se parliamo di aggregazione di comuni il concetto di “insiemi coordinati di interventi pubblici” ha un senso se parliamo di riuso di immobili pubblici. Questo perché se in un Comune dell’aggregazione prevedo la riqualificazione di un immobile per destinarlo ad una biblioteca ci si aspetta che in un altro comune della stessa aggregazione non sia prevista la stessa tipologia di intervento con lo stesso fine.

Così come se in un Comune prevediamo di recuperare un impianto sportivo destinato al gioco del calcio ci si aspetta che nell’altro ente, facente parte della stessa aggregazione, si intervenga su di un impianto sportivo dove vengono praticate discipline diverse da quella del calcio.

Fin qui è abbastanza plausibile in quanto si vanno a potenziare attività diversificate nel territorio di riferimento potenziando e completando l’offerta di servizi dell’intero territorio.

I problemi nascono quando parliamo di interventi su aree pubbliche poiché tutti i Comuni all’interno del proprio territorio avranno delle criticità. Un esempio può essere una piazza che negli anni ha perso quella funzione di socializzazione, di luogo di confronto che le è propria e pertanto si interviene per restituirgli, attraverso una nuova visione, quella funzione. Questo può succedere in più Comuni della stessa aggregazione.

Altro esempio è la rigenerazione dei centri storici da sempre cuore pulsante delle attività economiche commerciali di un territorio. I centri storici negli ultimi anni stanno attraversando una forte crisi identitaria infatti non sono più riconosciuti, come lo erano un tempo, luoghi di aggregazione e di socializzazione. Pertanto è plausibile che comuni della stessa aggregazione intervengano con progetti che hanno tutti lo stesso obiettivo.

Chiaramente tali interventi devono essere concentrati in aree ben delimitate del territorio, centri storici dei capoluoghi o delle frazioni, ma si parla pur sempre di aree che insistono in più Comuni.

Pertanto sul tema delle aree pubbliche la coerenza è legata alla rigenerazione di spazi che, anche se insistono in più Comuni, hanno un unico obiettivo e cioè quello di restituire dignità a luoghi che oggi hanno perso quella funzione per i quali erano stati creati.

 

Comune Capofila

L’art. 1 comma 535 lettera a) afferma che possono richiedere i contributi i Comuni con popolazione inferiore a 15.000 che, in forma associata, presentano una popolazione superiore a 15.000 e il contributo massimo richiedibile è pari a 5 milioni di euro; infine la domanda deve essere presentata dal comune capofila.

Fino a qui risulta abbastanza chiara la procedura.

Le criticità/necessità sono però numerose:

  • il Comune capofila, ai fini della presentazione dell’istanza, deve prendere i CUP a proprio nome per tutti gli interventi facenti parte dell’aggregazione  (quindi anche per i conto degli altri Comuni);
  • il punto sopracitato presuppone che dovrà inserire nel proprio piano triennale delle OO.PP non solo i suoi interventi ma anche quelli dei Comuni aggregati;
  •  se il progetto risulta finanziato è responsabile di tutti gli interventi che lo compongono (quindi anche per gli  interventi degli altri Comuni);
  •    dovrà inserire all’interno del proprio bilancio l’intero ammontare del contributo spettante all’aggregazione dei Comuni e gestirlo anche per conto dei Comuni aggregati;
  • dovrà predisporre ed effettuare le gare per l’affidamento delle progettazioni degli interventi che compongono l’aggregazione;
  • dovrà predisporre le gare di tutti gli interventi che compongono l’aggregazione dei Comuni con tutte le procedure che ne conseguono;
  • dovrà stipulare i contratti anche per conto degli altri comuni;
  • dovrà nominare un RUP anche per gli interventi che non ricadono sul proprio territorio;
  • dovrà gestire eventuali varianti in corso d’opera per tutti gli interventi facenti parte dell’aggregazione;
  • dovrà tenere la contabilità ed elaborare gli stati di avanzamento per tutti gli interventi che compongono l’aggregazione;
  • dovrà liquidare tutte le fatture e gestire le quietanze di tutti gli interventi che compongono l’aggregazione;
  • dovrà redigere tutte le ultimazioni lavori e i relativi collaudi degli interventi che compongono l’aggregazione;
  • dovrà effettuare i monitoraggi e le rendicontazioni di tutti gli interventi che compongono l’aggregazione.

La criticità è evidente. Quale comune al di sotto dei 15.000 abitanti ha proprio personale disponibile da dedicare a tutto questo? I Comuni in questione per la maggior parte dei casi hanno problemi di organico.

La possibile soluzione è che il Comune capofila:

  • presenti la domanda per tutti, ma che ogni intervento sia nel piano triennale di ognuno in modo che il CUP venga generato dal Comune titolare dell’intervento;
  • una volta ottenuto il contributo il capofila ne è responsabile in pari misura con gli altri comuni aggregati e che le procedure di attuazione degli interventi fino alla loro conclusione e al collaudo vengano gestiti dai singoli Comuni ognuno per la parte di propria competenza;
  • è compito del Comune capofila raccogliere le informazioni e la documentazione utile per il monitoraggio e la rendicontazione che sarà in capo a lui;
  •    il Comune capofila ha l’onere di tenere i rapporti con il Ministero che assegna le risorse, al fine di farsi portatore di eventuali problematiche che potranno emergere nella fase di attuazione degli interventi.

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    Uncem rileva comunque inopportuno non aver considerato, nel bando, le “reti di Comuni” esistenti. In alcun modo viene premiato il lavoro di una intera Unione di Comuni e/o Unione montana di Comuni e/o Comunità montana. In molti situazioni, i Comuni “smontano le reti” esistenti e ne costituiscono di nuove finalizzate a rispondere al bando e a raggiungere i 15mila abitanti. Tale situazione non rafforza il sistema istituzionale, anzi lo indebolisce, lo rende più fragile. Rafforzare il sistema istituzionale del Paese significa puntare sulle aggregazioni di Comuni che esistono, potenziarle, dare loro strumenti operativi e personale, favorire la partecipazione agli investimenti insieme, agevolare un percorso di territorio non occasionale. Questo è un punto fermo – secondo Uncem – per tutti i bandi prossimi, anche del PNRR.

    La stessa situazione fin qui descritta, stante anche il volume delle risorse disponibili sulla Rigenerazione urbana, aumenta la concorrenza e la contrapposizione tra Comuni, aumentando le aspettative anche tra Comuni vicini.
    Il Governo, i singoli Dipartimenti dei Ministeri, agiscano per favorire l’azione congiunta dei Comuni su questi bandi, usando le reti esistenti e senza dover costruire nuove geografie specifiche e non utili per generare coesione tra Enti nel Paese.