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Sorpresi per questi aumenti dei costi dell’energia che mettono in crisi gli impianti di risalita? Purtroppo no, ce lo aspettavamo. Piuttosto siamo preoccupati per un problema che con gli impiantisti, Arpiet e Anef denunciamo da tempo. Avevamo chiesto al sistema istituzionale di ragionare sul futuro quanto gli impianti vennero fermati nella pandemia. Poco si è concluso.

I costi energetici elevati in montagna, proprio là dove ci sono gli scrigni di risorse naturali per produrre elettricità, come acqua e vento, sono ancora più allarmanti. Uncem lancia a partiti e candidati verso le elezioni politiche alcune proposte. Perché la politica non può ignorare questo grido d’allarme. Occorre fissare un limite massimo al costo dell’energia e del gas a livello europeo. Facciano in fretta i Governi, in azione congiunta a Bruxelles, altrimenti la montagna muore. In fretta occorre lavorare sulle rinnovabili. Forse arriverà l’idrogeno ma non abbiamo idea dei tempi e dei costi.

Servono energie verdi per impianti di risalita che siano vero trasporto pubblico, come nel resto degli Stati europei alpini. “Trasporto pubblico” vuol dire fare serie operazioni di investimento e anche di acquisizione da parte delle Regioni. In una montagna che investe sull’arroccamento in modo diverso dal passato. Con più lungimiranza nel quadro della crisi climatica ed energetica. Dappertutto non si può fare. Differenziare sull’estate è necessario.

Infine, un appello. Chiediamo una cosa ai grandi player dell’energia, e anche in particolare dell’idroelettrico pronti alle gare per le concessioni delle dighe in scadenza, di agire con noi per azzerare i costi energetici a imprese, impianti di risalita, distretti manifatturieri delle valli, negozi dei comuni montani, quelli dunque più vicini a dove si produce l’energia elettrica. Più vicine alle dighe e alle turbine. Si può fare, eliminando nelle aree montane la dipendenza dai combustibili fossili. Senza le imprese dell’energia non ce la facciamo. È un percorso urgente e fermerebbe abbandono, spopolamento, desertificazione, chiusure degli impianti di risalita. Rischio che non possiamo e non vogliamo correre.