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Uncem ha partecipato nella mattinata di oggi, martedi 19 gennaio, all’Audizione nella VII Commissione della Camera dei Deputati per esaminare lo schema del Decreto Legislativo recante le misure in materia di sicurezza nelle discipline sportive invernali. Sono intervenute anche le rappresentanze delle Associazioni di categoria, Federfuni, Anef Italia, Cai e il Consorzio degli esercenti degli impianti a fune della Val Gardena/Alpe di Siusi.

Uncem – con il membro di Giunta nazionale Alberto Mazzoleni e il Presidente della delegazione lombarda Tiziano Maffezzini – ha presentato le osservazioni sulla bozza del decreto legislativo, scaturite da un confronto con gli Enti locali montani, avanzando proposte migliorative a un disegno di legge già apprezzabile. “Un paradosso però parlare ora di demani sciabili, in un momento nel quale il comparto turistico invernale sta attraversando una situazione drammatica“, sottolineano Mazzoleni e Maffezzini, che hanno rimarcato le forti preoccupazioni di Uncem e della montagna che l’Associazione rappresenta, circa la profonda crisi del settore, fortemente provato dalla mancata ripartenza degli impianti di risalita a seguito dell’ulteriore rinvio della data del 18 gennaio 2021 e dell’incertezza che ancora regna sul comparto fermo dallo scorso 7 marzo 2020. Per un settore che vale, in Italia, oltre 11 miliardi di euro di fatturato con l’indotto, la crisi è già cominciata. Partire a metà febbraio significa non ripartire, con l’aggravante che, a crisi epidemica finita, non ci sia nemmeno più la forza di rialzarsi con ripercussioni socio-economiche gravissime per la montagna. “Chiediamo – hanno ribadito Maffezzini e Mazzoleni – che il Governo e il Parlamento intervengano con immediati e concreti ristori al settore ed all’indotto turistico e imprenditoriale, anche sul modello francese che ritorna alle imprese il 70% dei costi incomprimibili, senza applicare le misure restrittive del ‘de minimis'”.

Oggi in audizione, i vertici di Uncem hanno poi avanzato proposte di buon senso per il settore, dalle quali non è possibile prescindere: permettere in primo luogo la riapertura anticipata rispetto al 15 febbraio e in sicurezza, così come garantito da tutti gli impiantisti che hanno investito milioni di euro per adempiere alle richieste previste nei protocolli nelle nuove norme anti covid. “Una domanda sorge spontanea: perché è possibile utilizzare i mezzi pubblici e non gli impianti di risalita, che sono più sicuri, controllati e contingentabili?”, affermano Maffezzini e Mazzoleni. Che insistono: “Occorre emendare pesantemente il Piano nazionale Ripresa e Resilienza per l’uso delle risorse del Recovery Plan, nel quale il termine ‘montagna’ ora non esiste, che sarà portato all’attenzione ed esame del Parlamento nelle prossime settimane, inserendo nel PNRR il ‘Piano Montagna’ discusso più volte coi Ministeri e negli Stati Generali della Montagna, del quale non si trova traccia nel documento approvato dal Governo – aggiungono i vertici Uncem – se non in una residuale azione a favore delle Aree interne. Uncem e le Montagne italiane restano quindi in attesa di provvedimenti immediati e concreti”.