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“Diego Loi, Sindaco di Santu Lussurgiu, ha ragione. E con lui tante altre Sindache e Sindaci. Aver livellato i canoni delle antenne radiotelevisive e tv a 800 euro l’anno, rappresenta un grave danno per i Comuni. Un buon successo per le compagnie, le imprese, gli operatori che forniscono servizi di pubblica utilità di reti e infrastrutture di comunicazione elettronica, che mi auguro adesso almeno possano investire in nuovi ripetirori per migliorare i segnali negli oltre 1400 Comuni del Paese ove vi sono problemi di ricezione. Anche della televisione, visto il caos dopo lo spegnimento degli impianti per il cambio delle frequenze. E sulla telefonia mobile, che molti dimenticano è il primo fronte del digital divide”.

Lo afferma Marco Bussone, Presidente Uncem, che evidenzia: “Sino allo scorso anno i Comuni potevano contare su un canone di locazione dovuto in base all’occupazione di porzioni di terreno comunale di questi impianti. Si tratta per lo più di antenne di telefonia mobile e radiotelevisive e delle strutture di supporto. Per i Comuni che ospitano gli impianti significava avere a disposizione somme importanti, in alcuni casi decine di migliaia di euro all’anno da poter riutilizzare per garantire servizi, a fronte di impianti spesso molto impattanti sul proprio territorio. Con l’articolo 40 del Decreto Legge numero 77 del 2021 però il Governo ha stabilito che alle compagnie titolari di questi impianti che si trovano sul patrimonio degli enti, andasse applicata unicamente un canone pari a 800 euro, con la motivazione che si tratta di servizi di pubblica utilità. Un canone non modificabile dall’Ente e che prescinde dalla superficie occupata dall’impianto. Ora mi auguro almeno che vi siano investimenti su nuovi impianti di trasmissione. Di certo per i Comuni dove ci sono antenne, livellare il canone verso il basso, è un serio problema, un ammanco forte”.