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Pubblichiamo di seguito un articolo di Gianfilippo Mignogna, Abitante dei Monti Dauni, Sindaco di Biccari (FG) e Vice Presidente dei Borghi Autentici d’Italia, sulle mozioni discusse oggi alla Camera dei Deputati.

 

 

Oggi alla Camera importante pomeriggio dedicato alla discussione sulle mozioni concernenti le iniziative per la salvaguardia, la valorizzazione e lo sviluppo delle aree interne, rurali e montane.

Nel corso del dibattito interventi significativi da parte di tutte le forze politiche. Almeno su questo punto sembra esserci una sostanziale unità di vedute: le Aree Interne (almeno a parole) sono una priorità del Paese. E’ importante che la SNAI da sperimentale diventi strutturale e che venga rafforzata la sua “anima”.

Intanto, ccco il contenuto delle due principali mozioni in discussione.

Quella a prima firma di Enrico Borghi (PD) si articola in 13 punti che impegnano il Governo a: 1) ad adottare le iniziative necessarie a realizzare uno sviluppo territoriale equilibrato del Paese, costruendo un quadro giuridico di sviluppo delle aree interne, rurali e montane mediante specifiche politiche nazionali incentrate sulle esigenze di tali territori puntando decisamente ad un modello di sviluppo sostenibile basato sulla green economy; 2) a costruire la strategia di intervento per le aree interne, rurali e montane a partire dalla convocazione degli Stati generali della montagna quale strumento in cui consentire l’incontro ed il coordinamento dei soggetti portatori di interessi e delle politiche elaborate a livello europeo, nazionale e locale con l’obiettivo di stabilizzare e compensare le tendenze negative sui mercati locali, derivanti dalle dinamiche demografiche e dalla scarsità di risorse naturali per promuovere lo sviluppo locale; 3) ad assumere le necessarie iniziative in ambito europeo per la creazione, nel nuovo periodo di programmazione dei Fondi di coesione 2021-2027, di un fondo per il finanziamento di politiche specifiche per le aree interne rurali e montane, sul modello di quanto già fatto per le aree urbane e metropolitane; 4) ad adottare iniziative per attuare un serrato coordinamento tra le politiche nazionali e quelle europee per garantire lo sviluppo di tali territori, mediante investimenti volti a integrare tutte le politiche al fine di generare la crescita sociale ed economica intelligente, sostenibile e inclusiva, la sicurezza alimentare, l’inclusione sociale, la parità di genere, la lotta ai cambiamenti climatici, la riduzione del divario digitale, la prevenzione del dissesto, la creazione di posti lavoro, la digitalizzazione e l’efficienza del mercato, la massima interazione tra territori e in particolare tra aree interne e urbane; 5) ad adottare le iniziative di competenza per attuare la legge n. 158 del 2017 sui piccoli comuni, approvando in tempi rapidi i decreti attuativi al fine di individuare anche le modalità di spesa delle risorse economiche previste alla legge ed incrementando la dotazione del fondo previsto dalla medesima legge; 6) ad assumere iniziative per estendere la Strategia nazionale per le aree interne a tutte le zone montane alpine e appenniniche italiane, attraverso un programma operativo nazionale che individui fondi europee, nazionali e regionali della programmazione 2014-2020 e un pon specifico sulla programmazione dell’Unione europea 2021-2027; 7) a realizzare un coordinamento tra i Ministeri competenti al fine di generare un’accelerazione nella fase di spesa delle risorse europee e nazionali disponibili, in particolare quelle previste per le 72 cosiddette «aree pilota» individuate dalla Strategia nazionale per le aree interne; 8) ad adottare iniziative per individuare in 100 milioni di euro il Fondo nazionale per la montagna per il prossimo quinquennio, già attraverso il disegno di legge di bilancio 2021; 9) ad avviare un piano nazionale per i piccoli comuni, le aree rurali e montane del Paese al fine della prevenzione del dissesto idrogeologico, la lotta ai cambiamenti climatici, il riuso dei beni immobili e il contrasto al consumo di suolo, con uno stanziamento di 2 miliardi di euro per ciascun anno per i prossimi cinque anni; 10) ad adottare ogni iniziativa utile a favorire l’istituzione di un patto per i piccoli comuni nell’ottica di garantire un approccio più efficace, integrato e coordinato alle politiche dell’Unione europea aventi un impatto sulle zone rurali, con la partecipazione di tutti i livelli di Governo, conformemente al principio di sussidiarietà e in linea con l’Agenda urbana per l’Europa stabilita nel patto di Amsterdam; 11) ad assumere iniziative per consentire la piena attuazione dell’Agenda nazionale per le zone montane, che includa un quadro strategico per lo sviluppo di tali zone, al fine di raggiungere gli obiettivi in materia di verifica rurale, piccoli comuni intelligenti, accesso ai servizi pubblici, digitalizzazione, formazione e innovazione, riequilibrio tra zone rurali e zone urbane; 12) a sostenere l’ulteriore sviluppo del turismo rurale e dell’agroturismo montano preservando nel contempo le specificità di tali aree, ad esempio le tradizioni e i prodotti locali tradizionali; 13) ad individuare un piano di azione per una differenziazione dei sistemi fiscali delle aree interne, rurali e montane del Paese, al fine di favorire investimenti pubblici e privati, nonché la residenzialità, la nascita di nuove imprese, il contrasto alla desertificazione commerciale e all’abbandono di servizi pubblici.

Approccio diverso ma molti i punti di contatto con l’altra a prima firma Ugo Parolo (Lega) che impegna il Governo: 1) ad utilizzare, nella definizione delle politiche per la montagna, un approccio improntato alla fiducia e alla responsabilizzazione delle popolazioni residenti nelle terre alte, adottando le iniziative di competenza per avviare conseguentemente una concreta semplificazione e diversificazione delle regolamentazioni rispettosa delle specificità territoriali; 2) ad indirizzare le azioni delle politiche per la montagna, secondo i seguenti princìpi strategici, adottando iniziative, per quanto di competenza, in maniera coordinata con le regioni e le province autonome: a) ripensare al governo del territorio montano partendo dalle caratteristiche e dalle risorse e vocazioni intrinseche, cercando così di riformulare i rapporti tra le «montagne» e il resto del territorio, con l’obiettivo di favorire la permanenza e il ritorno dell’uomo, nonché la gestione appropriata delle risorse, finalizzata alla generazione di servizi sostenibili e di «qualità» per la collettività; b) definire delle idonee modalità di riconoscimento, nei processi decisionali collettivi, delle istanze di chi popola le aree montane e le presidia affinché i provvedimenti adottati non si declinino in mere elargizioni per le aree «marginali», ma facciano parte di un piano strategico di valorizzazione e di sviluppo; c) promuovere una reale sinergia tra Governo e istituzioni territoriali, locali, regionali finalizzata ad incrementare la competitività nella progettazione e nell’acquisizione di fondi europei, anche tramite le strategie macroregionali; d) attuare un reale riconoscimento della specificità montana e assumere iniziative normative, dedicate, affinché gli interessi delle popolazioni montane siano efficaci, valutando forme di rappresentanza derivanti, oltre che dalla consistenza numerica, anche dall’estensione del territorio; e) valutare la definizione di compensazioni e di strumenti perequativi atti a ricompensare la funzione di salvaguardia degli equilibri e di gestione territoriale, anche per la prevenzione del dissesto idrogeologico, svolta da chi abita la montagna, poiché la manutenzione del patrimonio, il suo presidio e la tutela devono essere considerati servizi erogati a vantaggio dell’intera collettività; f) riconoscere che il paesaggio, elemento importante della qualità della vita delle popolazioni, rappresenta un processo di trasformazione derivante dalle interazioni tra l’ambiente naturale e le attività antropiche e, quindi, per la sua tutela e manutenzione devono essere garantite condizioni di sostenibilità economica per le attività con esso compatibili, nonché, che lo stesso costituisce un fattore chiave del benessere individuale e sociale, la cui salvaguardia, gestione e pianificazione disegnano una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni insediate; g) promuovere interventi preventivi per evitare o mitigare dissesti idrogeologici, intensificando il monitoraggio, la sistemazione di corsi d’acqua e versanti instabili; h) promuovere provvedimenti atti a favorire il «restare in montagna» e l’insediamento di attività imprenditoriali di giovani nei settori di massima vocazione territoriale, quali l’agricoltura, il turismo, l’utilizzo delle risorse forestali, le produzioni artigianali e agroalimentari tradizionali, e altro, in maniera tale che il modello di impresa in montagna possa beneficiare di uno snellimento burocratico e di procedure specifiche e semplificate, valutando anche azioni di agevolazione del prelievo fiscale, tenuto anche conto dei disagi spesso cagionati ai sistemi informatici da condizioni climatiche avverse e da carenze infrastrutturali legate all’impervietà di alcune aree montane; i) rivedere i parametri quantitativi minimi che, ad oggi, in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, determinano la composizione delle classi presso i livelli di istruzione dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, non considerando i limiti demografici che affliggono le aree montane, posto che la presenza nei centri di montagna delle scuole è elemento essenziale per la loro vita, stimolo indispensabile a non abbandonarli; j) difendere i presìdi commerciali e artigianali dei territori più piccoli, attraverso l’incentivazione e la valutazione di iniziative normative volte a introdurre misure fiscali di vantaggio per favorire le microattività nei piccoli centri; k) garantire l’erogazione di servizi essenziali alla popolazione residente (a partire da sanità, trasporti, istruzione, poste e telecomunicazioni) per contrastare il fenomeno dello spopolamento e dare vita a un percorso di nuova attrattività, tenuto conto che tali servizi devono essere organizzati, pensati, finanziati, strutturati per un territorio difficile, poco popolato e vasto, anche attraverso scelte coraggiose e innovative evitando di applicare modelli di territori urbanizzati, ma sfruttando anche innovazioni tecnologiche che, abbattendo le distanze, consentano di comunicare, formarsi ed informarsi a basso costo, limitando gli spostamenti, o anche favorendo la riconversione di strumenti esistenti e forme innovative di trasporto pubblico; l) individuare modalità di gestione dei proventi derivanti dallo sfruttamento delle risorse naturali presenti a vantaggio prioritario e diretto della popolazione residente, in forma di sgravi e/o compensazioni fiscali, attraverso una reale attuazione dei servizi ecosistemicim) porre una particolare attenzione ai temi forestali e agrosilvopastorali, con riferimento alla gestione del bosco e del territorio, mediante strumenti di valorizzazione della filiera bosco-legno, e del valore aggiunto dell’agricoltura di montagna, tramite il superamento della frammentazione fondiaria, del problema dei terreni incolti ed abbandonati, in particolare quelli di proprietà privata, e il sostegno alle nuove realtà associative di valorizzazione del territorio; n) riconoscere la tutela alla sentieristica, anche valutando modalità di semplificazione delle responsabilità per i fruitori della montagna, e dei gestori di rifugi, tramite la valorizzazione della loro funzione di pubblico servizio; o) sostenere le professioni della montagna sia legate alla fruizione invernale che estiva della stessa.

Sfumature, sensibilità ed attenzioni diverse, ma una generale condivisione dei problemi e degli obiettivi da raggiungere. A questo punto non ci sono alibi.