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La telenovela estiva degli scuolabus continua. Ma non finirà bene. L’annunciata modifica al decreto legislativo 63 del 2017, prevista nel Decreto scuola, non arriverà entro l’inizio dell’anno scolastico. Approvato a inizio agosto dal Consiglio dei Ministri, salvo intesa dunque con possibili modifiche da fare, il Decreto scuola non sarà domani o nei prossimi giorni in Gazzetta Ufficiale. La crisi di Governo ha bloccato il provvedimento che conteneva la possibilità per i Comuni di cofinanziare o coprire interamente la cifra per il servizio scuolabus. Oggi questa possibilità, secondo la legge del 2017, ribadita in più sentenze della Corte dei Conti, non c’è. E tutti i Comuni che lo hanno fatto e che lo faranno, in base alla norma vigente, sono perseguibili. Non potrebbero farlo. Le modifiche richieste da Uncem e dai Sindaci, annunciate da molti Parlamentari, non ci saranno. Cosa fare dunque? Di certo i Comuni non interromperanno il servizio di scuolabus e continueranno a finanziarlo nella misura che ritengono più opportuna.Andranno contro la legge vigente per buonsenso. Per garantire opportunità e diritti. Il diritto alla scuola nei piccoli Comuni montani è tale solo se gli studenti possono raggiungere con lo scuolabus i plessi. È noto che i Comuni alpini appenninici o le loro frazioni che sono veri e propri paesi, non hanno tutti la scuola. Ci si deve spostare. Il costo del trasporto, fosse a carico delle famiglie, sarebbe ingente. E le obbligherebbe tutte ad andarsene. Uncem è d’accordo e sostiene i Sindaci che non fermeranno il servizioche andranno contro la legge vigente e faranno come hanno sempre fatto. Aspettando che il Parlamento approvi una nuova legge che modifichi la precedente, con lo stesso buonsenso che abita negli uffici dei Sindaci e nelle sale consigliari dei piccoli Comuni.