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La Transumanza individuata oggi a Bogotà come Patrimonio immateriale Unesco è, dopo i muretti a secco, i paesaggi vitivinicoli di Langhe e Prosecco, emblema della montagna che resiste. È forza dei margari, uso sapiente dei territori, salire e scendere metafisica rappresentazione della vita. La Transumanza è la montagna. È anche quella forza dei pastori locali che sfidano, nelle gare per la gestione dei pascoli, fantomatiche aziende agricole dell’altrove che provano a speculare sui territori a danno delle comunità locali. La Transumanza è la scelta di proteggere e ridare vita ai territori, da San Giovanni a San Michele e non solo. Dura, resistente, piena di fatica, rito collettivo che emoziona nella salita e nella discesa, festa della valle, gioia della comuntà, attrattiva turistica, marketing territoriale. Unione delle famiglie allargate dei margari e degli allevatori. Bogotà oggi sancisce tutto questo. I pastori transumanti, come sottolinea il dossier di candidatura presentato dall’Italia, con Pier Luigi Petrillo, insieme a Grecia e Austria all’Unesco, hanno una conoscenza approfondita dell’ambiente, dell’equilibrio ecologico tra uomo e natura e dei cambiamenti climatici. Si tratta infatti di uno dei metodi di allevamento più sostenibili ed efficienti. Oggi la Transumanza è praticata soprattutto tra Molise, Abruzzo e Puglia, Piemonte Lazio, Campania, e al Nord tra Italia e Austria nell’Alto Adige, in Lombardia, Valle d’Aosta, Sardegna e Veneto. La Transumanza patrimonio Unesco è un sigillo perfetto oggi nella Giornata internazionale della Montagna. Uncem ringrazia chi ha curato il dossier e ne celebra la vittoria con i Ministri Bellanova e Conte”.

Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, Unione dei Comuni e degli Enti montani.