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Il Presidente Uncem Marco Bussone ha sottoscritto un documento delle Banche di Credito cooperativo chiedendo la modifica della legge sulle Bcc del 2019 che di fatto ha ingessato il sistema e ha introdotto nuova burocrazia in una rete importantissima per i territori. Uncem ha più volte rilevato che, mentre i grandi gruppi bancari hanno chiuso – ancora negli ultimi mesi di pandemia – sportelli e uffici nei piccoli Comuni, le BCC hanno invece rafforzato la presenza, anche con l’apertura di nuovi sportelli. La riforma del Credito cooperativo – si legge nel documento sottoscritto da Uncem e in un ordine del giorno che verrà trasmesso a tutti i Comuni e agli Enti montani – finora si sostanzia nell’imposizione alle BCC di una massa enorme di regolamenti che necessita, in media, di almeno quattro-cinque nuove unità lavorative in ciascuna Banca, per interfacciarsi ogni giorno con la Capogruppo. Le piccole banche non possono reggere la forte complessità normativa e il legislatore non potendo o volendo eliminare la ridondante complessità normativa, elimina, di fatto, in Italia, le piccole banche.

Mentre negli USA tornano a essere scelte le “community bank”, il nostro Paese sembra seguire un percorso inverso. “Sappiamo benissimo, sui nostri territori – commenta Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem – l’importanza che le BCC hanno per cittadini, PA e imprese. Sono radicate e, direi quasi, ‘famiglia’. Sono il territorio. Lo stravolgimento normativo, la crescita dei costi aziendali e la compressione dell’autonomia stanno portando le BCC verso un cambiamento genetico e verso una fuoruscita dal mercato di riferimento, famiglie e micro imprese. Non è accettabile. Ho denunciato più volte la gravità della smobilitazione dei grandi gruppi bancari dai territori. Le BCC sono rimaste. Ora Uncem è pronta a fare un patto con le BCC, un accordo, ma la riforma del 2019 deve essere rivista, proprio a vantaggio dei territori”.

Uncem ritiene occorra salvaguardare le Banche Cooperative perché banche locali e di piccole dimensioni, attente per loro natura soprattutto alla “clientela marginale”, come la definisce Papa Francesco. Le BCC non sono mai costate un euro allo Stato, sono le più benvolute dagli italiani, hanno più di un milione di soci sparsi in tutta la Penisola e più di sei milioni di clienti. Per evitare che le BCC scompaiano e diventino semplici e amorfi sportelli della Capogruppo, occorre intervenire – secondo il documento sottoscritto da Uncem con il Presidente nazionale – per cambiare presto almeno tre cose: le BCC devono tornare ad essere banche less significant e devono avere una vigilanza proporzionata alle loro dimensioni; occore modificare l’articolo 37 bis del Testo unico bancario, al fine di dare totale autonomia alle BCC che sono nella prima fascia di merito; occorre ridare alle BCC i principi contabili nazionali e semplificati rispetto alla contabilità internazionale.

Salviamo, così, le Banche di Credito Cooperativo da morte sicura per eccessiva burocrazia o, peggio ancora, per accorpamento – evidenzia Bussone insieme con il Vicepresidente nazionale, Vincenzo Luciano – Da 130 anni sono state molto utili alle Comunità dove sono insediate. Se non ci sarà il cambiamento, le BCC nell’arco di due, tre anni saranno fuori mercato e costrette a diventare sportelli della Capogruppo, grande banca SpA, portando al successo definitivo il capitale finanziario su quello umano-cooperativo e facendo mancare alle Comunità locali, finalmente riconosciute importanti, soprattutto al Sud e nelle aree montane del Paese, un prezioso motore di sviluppo e di crescita economica e sociale”.