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Uncem – con il past President On. Enrico Borghi, Deputato e membro del Copasir, e con il Presidente Marco Bussone – ricorda Franco Marini. “Ha segnato la Politica rendendola migliore, plasmandola, affermando i valori dell’uguaglianza e dell’impegno civico, portati nelle Istituzioni dal suo impegno nel Sindacato. La sua testimonianza è preziosa oggi e quanto ha fatto anche per Uncem, per la Montagna, con Enrico Borghi, rimane nella nostra piccola grande storia associativa e, se posso, del Paese, delle zone montane”, afferma Bussone.

Lucidissimo il ricordo di Franco Marini dell’on. Borghi. “Delle molte testimonianze di queste ore, vorrei portare un ricordo di Franco Marini, che ne caratterizza il carattere, l’azione e lo stile. Ottobre 2007. Era da poco uscito il libro La Casta, e la Ministra delle autonomie, con delega alla montagna, dell’epoca introdusse nella legge di bilancio un articolo che scardinava completamente tutto il sistema di governo della montagna. Non solo si tagliava pesantemente il fondo ordinario delle Comunità montane, ma si introduceva un meccanismo perverso che avrebbe letteralmente distrutto tutto l’associazionismo intercomunale montano e l’esperienza di oltre 30 anni di lavoro nel campo dello sviluppo rurale – ricorda Borghi – All’epoca ero presidente dell’Uncem, e iniziai un pellegrinaggio fra i livelli politici e istituzionali per evitare lo scempio.Trovai tanti silenzi, molte reticenze, qualche imbarazzo. E anche, qua e là, una spruzzata di cinismo. Un autorevole esponente ricevendomi mi disse: ‘Vede Borghi, dovevamo scegliere su quale livello far abbattere la tempesta. E abbiamo scelto il più debole’. Ricordo che gli risposi: ‘con questa vostra ignavia, se anziché fare riforme serie pensate allo scaricabarile, vi ritroverete l’antipolitica in Parlamento. Perchè oggi si tagliano le comunità montane, e domani si taglieranno i parlamentari’. Eravamo nel 2017…”. “Nella Roma politica ci schifavano tutti, o quasi – prosegue Borghi – Eravamo il primo simbolo della Casta e in fondo a molti potenti dell’epoca faceva comodo che fungessimo da parafulmine. Nel mio peregrinare tra i Palazzi finii a Palazzo Madama, dove Franco Marini faceva il Presidente del Senato. Dopo avermi ascoltato, mi disse bruciante: ‘organizza una manifestazione, ma deve essere grande, con tanta gente. Non aver paura di andare contro il governo. Tu porta in piazza più gente che puoi, sentirò io anche la Cisl per darti una mano. E lo stesso giorno io ti ricevo qui al Senato e mandiamo un segnale molto preciso. Ti copro io, ma tu combatti. E vedrai che la legge la cambiamo'”.

Fu così, da quella “proposta” di Marini a Borghi, che nacque la “marcia dei 30.000” che portò in piazza un lunghissimo serpentone di montanari con un corteo la cui coda era ancora in piazza della Repubblica mentre la testa arrivava all’Altare della Patria.

“In quel passaggio – aggiunge l’on. Borghi – riuscimmo a far togliere dalla Finanziaria, come si chiamava allora, un passaggio devastante di azzeramento della governance della montagna. E l’attenzione di Franco Marini ai Comuni montani si sostanziò anche l’anno dopo, quando volle presenziare all’Assemblea Uncem che tenemmo all’Aquila. Non si può non pensare a cosa si sarebbe potuto fare se il suo tentativo di governo del 2008 fosse partito, o se la vicenda del Quirinale del 2013 fosse stata gestita con quella accortezza che noi inutilmente chiedemmo. Ma questa è un’altra storia”.