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La ricerca di ‘materie prime critiche’, come definite dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, non può prescindere dalle comunità locali. Le ‘terre rare’, una quindicina di minerali, che il Paese vuole trovare per diminuire la dipendenza da Paesi terzi, vedono una presenza forte di miniere, in uso o dismesse, nelle aree Alpine e Appenniniche. Dal Trentino alle Alpi Apuane, e poi lungo l’arco appenninico, molte comunità locali sono in fibrillazione e i Sindaci vengono già contattati direttamente da imprese, molto spesso multinazionali, che hanno avviato studi, analisi, sondaggi geologici. Tastano il territorio in tutti i sensi, anche verificando possibili ‘compensazioni’ per quei paesi ove andrebbero a riaprire cave e miniere dismesse. Ritengo importante che in sede ministeriale, oltre al tavolo tecnico di esperti costituito d’intesa con Ispra, vi possano essere voci dei territori. Non vorremmo trovarci di fronte a una ‘colonizzazione’ delle risorse naturali, o per contro, all’essere addidati, Sindaci e comunità locali, come coloro che non vogliono nuove opportunità di sviluppo. In mezzo ci stanno dialogo e sinergie, approfondimenti e ascolto, per evitare che la ricerca di cobalto, come di nichel o manganese o di altre ‘terre rare’ sia fatta alle spalle dei territori e di chi ha responsabilità politiche democraticamente eletto