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Il PNRR deve cambiare. Lo chiede Uncem a Palazzo Chigi e al MEF che stanno varando una serie di bandi – d’intesa con molti Ministeri – poco adatti ai territori e Comuni montani. Uncem rilancia le proposte contenute nel dossier “C’è qualcosa che non va in questo PNRR…” (pdf qui: https://uncem.it/wp-content/uploads/2022/03/UNCEM-PNRR-apr2022-ok-riddd.pdf), presentato alcune settimane con le istanze per cambiare il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. A partire dai bandi sport e per la digitalizzazione (dopo quelli dannosi e inopportuni sui borghi), che non favoriscono coesione e coinvolgimento degli Enti locali più piccoli e delle zone montane italiane. La Giunta nazionale Uncem, riunita a Roma e Presieduta da Marco Bussone, con i Presidenti di tutte le Delegazioni regionali, ha ribadito la necessità di un profondo cambio di passo.

Troppi bandi in tempi troppo stretti, Comuni messi uno contro l’altro per accaparrarsi le risorse disponibili, poco personale interno agli Enti e necessità di andare all’esterno per progettare e rispondere agli avvisi, nessuna considerazione per le reti di Comuni esistenti (Comunità montane e Unioni montane di Comuni, troppe lobbies che agiscono alle spalle del PNRR condizionando la stesura di bandi e proposte per gli Enti locali, realizzazioni di tante infrastrutture senza modelli successivi di gestione e di organizzazione dei servizi, difficoltà e regole poco chiare per la rendicontazione delle risorse, uso di classificazioni e modelli di valutazione poco efficienti e non adeguati alla realtà italiana (come l’Indice di vulnerabilità sociale e materiale), scarso coinvolgimento delle imprese, professionisti sotto eccessiva pressione, scarsa attenzione alle comunità, alla formazione, al “capitale umano”, fondamentale per i territori. Ancora: grande disattenzione per i costi energetici e delle materie prime in continuo aumento. Sono queste le principali criticità evidenziate da Uncem, che hanno urgenza di essere affrontate nelle sedi ministeriali competenti. A farsene carico deve essere in primo luogo il Presidente del Consiglio, affinché il PNRR esca dall’essere “bandificio”, mera lista della spesa di opere con fondi pubblici, e, con una seria e duratura strategia, diventi strumento vero per la ripartenza e la coesione del Paese, partendo proprio da chi oggi è più indietro, da chi è meno efficace e bravo, da chi ha necessità di supporto e di non rimanere ulteriormente indietro. Perché le sperequazioni sociali e geografiche non possono e non devono aumentare, ma devono essere ridotte. A vantaggio di tutti.